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Giornata Full Immersion

GIORNATA FULL IMMERSION

Un entusiasmante percorso di visualizzazioni e di azioni che portano a percepire profondamente e a ricordare gli aspetti importanti del gesto tecnico. Ripercorriamo analisi e proposte di esercizi che si concatenano in una giornata tipo di un corso Jam Session.

Ogni giornata è diversa.

È come un progetto rigoroso e al tempo stesso come un quadro ispirato momento per momento dagli allievi e dalle loro reazioni agli esercizi proposti, sviluppato dalla tua sensibilità e creatività didattica. Siamo a metà gennaio e vi portiamo con noi a ripercorrere i pensieri, le immagini e gli esercizi di una giornata di corso della tappa veneta di Zoldo, Tour Italia Jam Session. Neve fantastica, piste preparate in modo impeccabile, pendenze ideali. Sole, aria frizzante. Bello! Tutti motivatissimi. Ho preso appunti man mano, insieme agli allievi. Livello tecnico degli allievi medio-avanzato.

Obiettivi del corso:
1) capire bene la conduzione per curve medio ampie;
2) gestire come si deve un corto raggio.

Una giornata davanti per una continua ricerca da sviluppare insieme, maestro e allievi. Individuato in pochi secondi il problema tecnico di fondo di ogni allievo, è importante definire nel gruppo il denominatore comune, “IL” tema tecnico da cui partire e l’obiettivo importante di fine giornata. E di lì iniziare un percorso di esperienze motorie che producano sensazioni forti ed essenziali. Diagnosi sì, quindi, ma soprattutto terapie efficaci e promozione di quella consapevolezza che consentirà all’allievo di migliorare e consolidare autonomamente un gesto “gestito” e non un gesto “scimmiottato”. Questo il concetto guida in Jam Session. Con logica e creatività didattica per puntare dritti agli obiettivi. Dopo un buon riscaldamento, video iniziale in sequenza di curve di media ampiezza e in cortoraggio. Tutti più o meno bravini.

Foto 1 Foto 2

Foto 1/2: Sponda Subito
Partiamo dalla diagonale con lo sci a monte che taglia con lo spigolo a monte e con l’idea di passare a tagliare con l’altro spigolo creando da subito una bella sponda che poi andremo ad aumentare.

Diagnosi: oggi per questo gruppo il denominatore comune è l’ingresso in curva con poca presa di spigolo, sci che “scarrocciano”. Piedi che non sanno inclinare, vincolare, sentire: questo il dato essenziale. Atteggiamenti diversi da allievo ad allievo, presa di posizioni di equilibrio piuttosto statiche, frutto di una vecchia idea di dover sciare con il bacino e non con i piedi … Allora concentriamoci sui piedi, fonte di equilibrio, come per un bambino che impara a camminare (gli diremmo come mettere il bacino?). Obiettivo della giornata: piedi che creano sponda subito e che entrano in curva con la ferma intenzione di comandare!

TERAPIA 1: Capire l’importanza dei piedi.

INPUT N° 1)
Sciare è come correre: un’alternanza elastica di appoggi, piede destro (curva a sinistra), piede sinistro (curva a destra); il corpo va spontaneamente ad appoggiarsi sul piede (da quella stessa parte la spalla è sul piede, l’anca è forte) e dal piede parte il rilancio del passo successivo, con elasticità e reattività. Mentre il piede appoggia e rilancia le spalle continuano fluide il loro percorso in avanti (pensiamoci bene, non è una banalità, fatevi fare un video di profilo mentre correte e osservate il percorso delle spalle). Proviamo a sciare immaginando di correre con equilibrio, intensità, elasticità nell’alternanza degli appoggi a destra e sinistra, ricercando la “pienezza” del passo rimediando a discontinuità e falsi appoggi, sentendo costante la velocità delle spalle.

INPUT N° 2)
Nello sci (differenza rispetto alla corsa) il piede va appoggiato con una certa inclinazione per fare presa (si crede di saperlo, ma non lo si sa abbastanza…). Facciamolo!

INPUT N° 3)
Incliniamo anche il piede interno alla curva (supinazione del piede interno); deve essere attivissimo dentro lo scarpone! L’inclinazione del piede interno alla curva e le tensioni che crea con le pareti dello scarpone sono molto importanti per ottimizzare l’inclinazione e la solidità di tutto il corpo.

INPUT N° 4)
Facciamo le nostre curve come se corressimo all’interno di un corridoio dai muri elastici rimbalzando da un muro all’altro alternando gli appoggi sul piede sinistro (muro a sinistra per la curva a destra) e sul piede destro (muro a destra per la curva a sinistra). Troveremo il tempismo giusto, daremo molta più presa di spigolo, capiremo come l’intensità dell’appoggio cresce e rilancia il passo, capiremo l’importanza di decidere in anticipo in che direzione uscire da ogni rimbalzo. Ok. Abbiamo ora una maggiore spontaneità e consapevolezza dell’alternanza degli appoggi, dell’equilibrio, dell’intensità, della presa di spigolo, del ritmo.

Foto 3 Foto 4

Foto 3/4: Sponda Subito, Sponda e Giù
Piede-caviglia-ginocchio che innescano la sponda devono continuare ad inclinare e a sentire forte la sponda mentre tutto il tronco si sposta all’interno della curva (importante lasciar derapare lo sci interno che in questo esercizio a bassa velocità serve solo da leggero sostegno al tronco che così si sposta lateralmente perdendo contemporaneamente quota). Il lato esterno del corpo contrasta con la sponda e “cerca” la discesa per attuare una importante perdita quota nel passaggio da diagonale a massima pendenza.

TERAPIA 2: Evitare gli arretramenti.

INPUT N° 5)
Importantissimo: per trovare appoggi pieni ed equilibrio sicuro, in ingresso curva e continuando in piena curva, dobbiamo percepire il blocco “spalle-testa” che va giù nella discesa perdendo dislivello come lo perdono i piedi, procedendo alla stessa loro velocità e scendendo giù (!!!); sentirle accelerare in avanti e “in giù” come se arrivando veloci dalla diagonale salissimo su un velocissimo e ripido nastro trasportatore disposto sulla massima pendenza (perdita di dislivello repentina – necessità di accelerare le spalle-testa verso la discesa e di non lasciarle indietro rispetto ai piedi!).

TERAPIA 3: Non lasciar scappare le code.

INPUT N° 6)
Fare curve molto derapate e focalizzare l’attenzione sui talloni che scappano-ruotano-scivolano via.

INPUT N° 7)
Immaginare di avere le code su un tappetino e che entrando in curva qualcuno per dispetto ce lo tiri via da sotto facendoci derapare… cerchiamo di trattenerlo prima che ce lo tirino via… focalizziamo l’attenzione sull’azione che fanno i piedi: forte inclinazione e, rispetto alla curva, forte azione di controsterzo per non far scappare le code, una contro-rotazione dei piedi concentratissima sui talloni a produrre taglio in coda prevenendo la derapata (!!!)

Foto 5 Foto 6

Foto 5/6: Tutto Giù
E’ come se dalla diagonale (poca perdita di quota) fossimo saliti su un ripido e veloce nastro trasportatore disposto sulla massima pendenza che richiede di perdere tanta quota rapidamente. Continuiamo a spingere giù piedi-caviglia-ginocchio-anca esterna-spalla esterna “nella pendenza” scorrendo sulla sponda “robusta” e massimizzando l’accelerazione.

TERAPIA 4: Creare sponda subito.

INPUT N° 8)
Ampio cambio di inclinazione piede-caviglia-ginocchio in ingresso curva. Nella fase di svincolo dalla curva precedente e fino a tutto il primo terzo della nuova curva si deve passare dal 100% della vecchia inclinazione a ca. Il 90% della nuova! Di solito invece ci si ferma a metà ed entrando in curva si rimane verticali e arretrati dando poi erroneamente prevalenza allo spostamento laterale del bacino in posizioni old style e statiche.

INPUT N° 9)
Il pensiero deve togliersi dall’idea di traslazione avanti-interno del bacino e deve portarsi sul piede-caviglia-ginocchio, da sentire “pesanti” sul terreno in fase di inversione di spigolo.

INPUT N° 10)
Diventando esterni alla nuova curva, piede-caviglia-ginocchio devono entrare dando tanta inclinazione e carico con un appoggio costante e forte generando la nuova robusta sponda.

INPUT N° 11)
In blocco insieme all’anca esterna ed alla spalla esterna devono puntare giù in accelerazione sulla massima pendenza scendendo tanto quanto scende il pendio, in accelerazione su una linea diretta in giù, parallela alla massima pendenza, ripida quanto il pendio e ancora di più. Risultato: tenuta, velocità, centralità, facilità di risoluzione della curva.

Quest’ultimo è stato “l’esercizio del giorno”, quello che ha fatto “goal”, la conclusione coerente di un percorso didattico che ci ha impegnati nella ricerca di azioni e sensazioni precise ed essenziali. Sensazioni che resteranno nella mente e saranno precisi riferimenti per le successive sciate, in forte progresso.

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