NON RUOTO PIU’
Si è sempre cercato di correggere l’errata gestione delle rotazioni intervenendo sulla parte alta del corpo, spalle-busto-bacino… E se provassimo invece
a partire dal basso scoprendo che il segreto sta nei piedi e negli arti inferiori?
Abbiamo più volte avuto occasione di parlare dei movimenti fondamentali, veri punti di riferimento che se ben compresi ci permettono di progredire in fretta.
Vale la pena elencarli.
Sono i movimenti laterali, i movimenti alto-basso, quelli antero-posteriori, la gestione delle rotazioni e la gestione dei carichi. I primi (movimenti laterali) li osserviamo guardando uno sciatore di fronte e li definiamo come le inclinazioni che il corpo assume verso l’interno della curva per predisporsi al migliore equilibrio in fase di sviluppo della traiettoria; sono necessari per indirizzare le forze sulla base di appoggio costituita dai piedi che per evitare derapate realizzano un vincolo, un aggancio sul terreno. I movimenti alto-basso sono in pratica le estensioni ed i piegamenti, osservabili nella vista frontale come in quella di profilo. I movimenti antero-posteriori si valutano in particolare nella vista di profilo e consistono in quei continui aggiustamenti dell’equilibrio in avanti/indietro finalizzati all’ottenimento della «centralità», cioè della costante perpendicolarità del corpo
rispetto alla linea percorsa dagli sci.
La gestione delle rotazioni può essere intesa come la capacità di controllare le rotazioni del corpo sul proprio asse longitudinale (l’asse testa-talloni per intenderci) per ridurre la tendenza del corpo a ruotare troppo nel senso della curva, sollecitato dalla forte inerzia di rotazione che durante lo sviluppo della traiettoria tende a produrre un effetto di perdita di aderenza fino a veri e propri «testa-coda» nei casi più eclatanti.
Si sente spesso dire «non ruotare!» anche nel caso di un’eccessiva contro-rotazione del bacino rispetto al senso di curva (la vecchia angolazione d’anca) ed in questo caso sarebbe più corretto dire «non contro-ruotare!». Per gestione dei carichi si intende la capacità di gestire l’azione muscolare che determina l’entità dei carichi sull’arto inferiore esterno o interno alla curva, argomento che ha fatto spendere fiumi di inchiostro e di parole sulle percentuali di carico da esercitare sullo sci esterno ed interno; a questo proposito sono convinto che sia logico partire dall’idea che un buon equilibrio in curva si basa su una prevalenza di carico sull’esterno e che l’interno deve rimanere presente sul terreno, non tanto per cercare di gestire improbabili percentuali di carico, quanto invece per cercare di partecipare come fine ottimizzatore dell’inclinazione generale del corpo, agendo in parallelo con la parte esterna soprattutto a livello di piede-caviglia-tibia.
Questa lunga premessa era necessaria sia per fare mente locale sugli elementi fondamentali del gesto tecnico, sia e soprattutto perché dobbiamo convincerci che non serve valutarne altri di contorno quando si vuole fare un’efficace analisi tecnica della propria sciata, di quella dei campioni o degli amici della domenica. La prima cosa di cui preoccuparsi deve essere capire a fondo il significato, il contenuto ed il dosaggio dei fondamentali per imparare a valutare la giusta proporzione tra i vari elementi, perché è dalla coordinazione e dal dosaggio degli stessi che dipende la bontà e l’efficacia del gesto.
Cominciamo col dire che la tendenza istintiva è quella di ruotare troppo nel senso della curva, a volte addirittura di immettersi in traiettoria con una forte rotazione delle spalle (tirata di spalle o d’anca, in gergo), lasciandosi poi sopraffare dall’inerzia di rotazione che aumenta nella parte centrale della curva, creandoci serie difficoltà in fase di chiusura. Penso siate tutti d’accordo, si è sempre cercato di contrastare la tendenza alla rotazione agendo sul tronco e sul bacino con una contro-rotazione (il classico «dentro d’anca e busto a valle») tale da compensare quella eccessiva tendenza a ruotare nel senso della curva.
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Foto 1 e 2
Vengono dimostrati due errori tipici, rispettivamente una eccessiva contro-rotazione che conferisce estrema staticità ed una inutile ricerca «stilistica» (errore tipico di chi ha facilità ad «entrare d’anca» e tende ad esasperare questo aspetto) e una incontrollata rotazione del blocco bacino-busto nel senso della curva (errore che per essere corretto necessità di molto esercizio di sensibilizzazione dei piedi nella presa di spigolo e di riassetto dell’equilibrio
della parte alta del corpo).
Foto 3 e 4
Mostrano gli stessi errori nella vista da dietro.
Foto 5
Oriano Rigamonti affronta la fase centrale della curva con un’ottima proporzione tra i fondamentali: inclinazione, centralità, controllo del movimento alto-basso, gestione delle rotazioni, gestione dei carichi.
La contro-rotazione del bacino e del busto, pur essendo carica di buone intenzioni spesso diventa eccessiva e pur garantendo un discreto equilibrio, magari gratificante sul piano estetico per l’occhio inesperto, di fatto conferisce una grande staticità al nostro assetto, in una posizione fissa ed eccessivamente marcata. Il problema sta nel fatto che agendo in contro-rotazione con le anche ed il busto spesso si sconfina in un vero e proprio cedimento a livello di bacino. Ma il bacino è il collegamento tra la massa grande del tronco ed i pilastri che dovrebbero trasmettere i carichi a terra (arti inferiori, in particolare l’esterno alla curva): se il bacino cede, tutta la struttura cede e questi carichi potenziali si disperdono in gran parte e non possono essere trasmessi ai piedi-spigoli, con la conseguenza di evidenti derapate. Nel caso opposto, di eccessiva rotazione nel senso della curva la rotazione prevale sulla presa di inclinazione del corpo e anche qui i carichi potenziali si disperdono, le code se ne vanno e si rischia il testa-coda. C’è bisogno di inclinazione (e di questo ne abbiamo parlato ampiamente) e c’è bisogno di solidità. Solidità è la parola chiave.
L’affermazione, e qui ritengo ci sia del nuovo, è che per essere solidi e dinamici la gestione delle rotazioni deve nascere dai piedi, non dal tronco-bacino. Solo in questo modo il corpo lavorerà con la massima solidità e senza cedimenti, ottenendo compattezza a livello di piedi-caviglie-spigoli, di muscolatura degli arti inferiori, di bacino e busto. Questi ultimi assumeranno spontaneamente il giusto orientamento in ogni fase della curva senza dover pensare al trito e ritrito «busto a valle » che produce spesso posizioni forzate ed eccessive, passive contro-rotazioni di anche e spalle, unite ad inefficacia della presa di spigolo.
Abbiamo insistito sull’uso degli adduttori dell’arto inferiore esterno alla curva in contemporanea con gli abduttori di quello interno, argomento forse un po’ choccante ma che per molti si è rivelato da subito illuminante. Bene, l’uso di questi muscoli in fase di metà e chiusura curva (inserito su un buon movimento di caduta- inclinazione del corpo verso l’interno) contribuisce ad attivare i muscoli extrarotatori dell’arto esterno ed intrarotatori dell’arto inferiore interno alla curva, coinvolgendo anche bacino e busto, fissandoli in una estrema compattezza.
Si producono quattro risultati sbalorditivi e non solo in termini di controllo delle rotazioni:
1) un grande effetto di taglio sul terreno a livello di piedi- spigoli;
2) una grande solidità che sale dalle caviglie a tutti gli arti inferiori con l’espressione di una forza veramente efficace e proporzionata alle esigenze;
3) un’estrema stabilità e compattezza di bacino e busto, che anziché una statica posizione assumono spontaneamente il giusto orientamento dinamico;
4) una maggiore facilità a prevenire perdite di aderenza nella fase di tenuta, che produrrà allo stesso tempo il graduale avvio della di diminuzione dell’angolazione per poi sfociare in un cambioribaltamento dinamico ed in perfetta centralità.
Provate l’esercizio della sedia cercando di valorizzare l’appoggio sui talloni mentre vi tirate su. Alzandovi dalla sedia vi accorgerete che mentre gli sci immaginari girano es. a destra, i piedi tenuti sugli spigoli vorranno opporsi contro, ruotando verso sinistra, facendovi sentire le giuste tensioni muscolari (adduttori ed extrarotatori dell’arto inferiore sinistro, abduttori e intrarotatori del destro) per gestire le rotazioni quando sarete in curva sulla neve.
Tenuta, solidità, compattezza generale, contrasto delle rotazioni, centralità, buona direzione del movimento, dinamicità… Strike!