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Quel pò in più …

QUEL PO’ IN PIU’

Voler affinare il gesto tecnico non basta. Per fare il salto di qualità ci vuole quell’energia dentro di noi che ci rende piu’ svegli, attenti, pronti, rapidi ed aggressivi per poter esprimere una maggiore intensità d’azione ed una più alta prestazione.

Il salto di qualità presuppone un cambio di registro nell’approccio all’azione. Si è portati a pensare che il problema risieda tutto nel miglioramento di questo o quell’aspetto tecnico. Ovviamente l’affinamento tecnico e lo scardinare errori consolidati sono passi da fare, imprescindibili, ma se a questi non si aggiungono un’energia ed una prontezza mentale che ci aiutino ad esprimere con migliore tempismo e maggiore intensità le nostre energie fisiche, le attenzioni alla tecnica da sole contano e producono poco. Non dobbiamo neanche pensare che ci voglia chissà quale preparazione atletica, cominciamo a sfruttare meglio ciò di cui disponiamo attivando i comandi per un’azione più decisa, pronta e brillante.

Può valere un esempio banale: se passeggio camminando tranquillamente e guardando il panorama sto facendo una cosa automaticamente, quasi senza accorgermene; se decido di correre devo darmi coscientemente una mossa e rilanciare un passo dopo l’altro, richiamando una certa elasticità; se voglio fare una corsa balzata devo raccogliere ancora maggiori energie e se devo anche prestare attenzione a dove metto i piedi perché sono su un terreno un po’ irregolare devo aumentare il livello di attenzione per non sbagliare e per adattare di balzo in balzo l’intensità dell’azione. Ci rivolgiamo in particolare a quegli sciatori di livello medio-avanzato che sciano con disinvoltura su tutte le piste, senza incertezze evidenti e che sono motivati a dare una svolta al loro modo di sciare, verso un’interpretazione più sportiva, brillante, dinamica. Tra di essi molti sono autodidatta e vorrebbero capire più a fondo la sciata moderna, altri hanno frequentato corsi di sci di buon livello, alcuni hanno fatto grandi progressi ed hanno ancora grandi margini di miglioramento … Per tutti è importante abbinare alla ricerca di miglioramento tecnico «quel po’ in più» (che non è molto … ma non è neanche poco!) di energia mentale rivolta a una ben maggiore intensità d’azione e ad un migliore atteggiamento tattico nei diversi tipi di curva e di pendio.

Foto 1: Energia
Il solo buon assetto del corpo non varrebbe a nulla senza trasmissione di energia al terreno con la gamba esterna in opposizione ai carichi e piedi caviglie forti ad assicurare il vincolo.l’espressione di forze adeguate allo sviluppo della curva é di importanza fondamentale.

Prendiamo ad esempio un cortoraggio. Cerchiamo un pendio piuttosto ripido con neve non troppo dura, una situazione impegnativa, ma non troppo difficile. Quali sono di solito i problemi in un cortoraggio?
1) dopo tre-quattro curve si prende velocità;
2) non si riesce a chiudere le curve e gli sci vanno sempre più dritti e veloci;
3) ci si sente arretrati e non si riesce a riportarsi in avanti.

A questo punto ci si chiede: quali sono le cause? Sicuramente troviamo delle carenze tecniche: poca presa di spigolo, busto troppo eretto, posizione seduta, appoggio del bastone non proprio ben coordinato, tendenza a iniziare la curva con distensioni molto verticalizzate, tendenza a ruotare busto e bacino nel senso della curva, code che scappano … ecc … ecc … A volte, invece, tutto sommato il gesto in partenza è sostanzialmente corretto, ma via via si incorre in uno o in più di uno dei problemi ed errori visti sopra.

Proviamo a farci prima di tutto alcune domande di tipo tattico:
1) dal punto di partenza a quello di arrivo quante curve penso di fare?
2) quanto è largo il corridoio entro il quale alternare le curve?
3) quale ritmo penso di dare a questo cortoraggio in quel corridoio?
4) se volessi fermarmi all’ottava-nona curva, ne sarei capace?
5) riesco ad immaginare l’intensità della presa di spigolo necessaria per controllare la velocità?
6) riesco ad immaginarmi in ogni curva pronto a rilanciare la successiva?

Dare delle risposte a queste domande è come passare in rassegna una «check list» di elementi importanti per la programmazione e per la gestione della discesa. È importante imparare ad inquadrare bene e rapidamente questi elementi e non sottovalutarne l’importanza. Saper immaginare e saper confrontare ciò che abbiamo fatto con ciò che abbiamo immaginato significa imparare via via a organizzare l’azione e ad allineare idea ed esecuzione.

Foto 2 Foto 3

Foto 2/3: Breve e Intenso
E’ lo sforzo nel cortoraggio, aspetto difficile da mettere a fuoco per gran parte degli sciatori che tendono ad avere tempi lunghi ed a bassa intensità. Provare ad eseguire repentine frenate-bloccaggi con successivo rilascio inversione aiuta a comprendere l’intensità necessaria per la rapidità di presa e rilascio.

Foto 4 Foto 5

Foto 4/5: Alta Velocità
Nell’agonismo come in campo libero la buona programmazione dell’intensità di azione deriva dalla capacita’ di percezione di spazi e velocità unita alla pratica nelle più diverse situazioni di neve e pendio.

In particolare sono utilissime le domande 1) dal punto di partenza a quello di arrivo quante curve penso di fare?… E la domanda 4) Se volessi fermarmi all’ottava-nona curva, ne sarei capace? Sono le due domande più importanti per chi ha seri problemi di controllo della velocità: imporsi un numero di curve in un tratto di pista (che deve essere ben definito e non troppo lungo, ad esempio guardando i paletti che delimitano); imporsi di doversi fermare alla ottava-curva, come se al di là di quella non si potesse proseguire per cause di forza maggiore (burrone, sbarramento, ecc. ecc.). In questo modo non abbiamo pensato a niente di tecnico. Anziché partire senza idee, con la testa nel sacco e con la vana speranza di riuscire a controllare la nostra discesa ci siamo imposti due riferimenti, il numero di curve e l’eventuale fermata all’ottava curva. Agire sul piano tattico, a partire dalla valutazione degli spazi e dell’azione da svolgervi, è il passo necessario per organizzare l’azione tecnica all’interno di limiti noti. Questo porta alla soluzione spontanea di molti aspetti tecnici (di assetto e di coordinazione) e all’uso delle tensioni muscolari giuste (l’anello mancante, «quel po’ di più»).

Per capire e trovare la forza necessaria per tenere su un pendio ripido provate questo esercizio: non pensate di dover fare un cortoraggio, invece che ad una curva pensate ad un bloccaggio-frenata forte-repentino, con una fortissima presa di spigolo e massima tensione muscolare, contemporaneo sporgersi della testa-spalle verso il fondo della discesa, al di là della linea degli sci in presa , andandoli a scavalcare con le spalle-testa e rilasciando i muscoli, punte giù e nuova frenata-bloccaggio intensissimo … sporgendosi e rilasciando i muscoli per la nuova inversione. Preparare il bastoncino durante il bloccaggio e appoggiarlo in fase di rilascio. Le frenate-bloccaggio ci faranno capire quanto dev’essere intensa e rapida l’azione muscolare in un cortoraggio sul ripido.

Continuiamo con azione ritmata, si addolcirà l’azione, con i giusti tempi ed intensità … Ed il corpo si sarà organizzato da solo per ottenere l’equilibrio in quella fase forte, immaginata, voluta.

Pensavamo che fosse soprattutto questione tecnica? Ci sbagliavamo …

Cominciamo e ricominciamo sempre da spazi, ritmi, intensità per trovare «quel po’ in più», quello che ci serve … più di troppa voglia di perfezione.

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