ATTACCO E SVILUPPO
Focus sulla fase «clou» della curva. Determinazione, idee chiare su tempismo, crescendo di intensità e direzione dell’azione. Qui si fa la differenza tra staticità e dinamicità.
Il cambio di direzione si concretizza nella parte centrale della curva innescando con un attacco deciso un’azione di intensità crescente. Per essere determinati in questa azione bisogna essere capaci di immaginarla e prepararla mentalmente nel tratto di immissione in curva che precede l’attacco vero e proprio. Bisogna avere buona scelta di tempo, dare la giusta direzione all’azione e la progressiva intensità di tensione muscolare per provocare e contrastare le forze in curva. Il tutto per riuscire a “risolvere” la curva in breve spazio ed uscirne in velocità, il che corrisponde a capacità tecniche di ottimo livello e ad una sciata con una bella impronta, sportiva ed elegante allo stesso tempo.
Il punto di attacco curva, a velocità medio-elevate ed elevate si può collocare approssimativamente alla fine del primo terzo di curva; più spostato in giù a velocità medio-basse e basse, più spostato in su a velocità molto elevate. Si potrebbe definire come il punto in cui è necessario che lo sci cominci a “tenere”, a creare sponda per non andare per la tangente.
Prendiamo in considerazione il primo caso cioè velocità medio-elevate/elevate, per sciatori di discreto e buon livello, a cavallo tra l’argento e l’oro: punto di attacco alla fine del primo terzo di curva. Il secondo terzo (da un po’ prima del passaggio degli sci sulla massima pendenza a un po’ dopo) è dunque la zona di sviluppo del vero e proprio cambio di direzione. In questa fase i carichi aumentano in modo esponenziale per poi sfumare senza strappi nella fase di cambio per la curva successiva La fase di attacco curva è di grandissima importanza perchè può essere sorgente di una dinamica perfetta come anche di errori irrecuperabili. Oltre al fatto puramente tecnico quale la capacità di gestione dei piedi in termini di ricerca dello spigolo e di solidità laterale così come la consapevolezza del tipo di assetto e la nozione di solidità, è importante che l’intenzione dello sciatore non sia rivolta tanto a fare “questa curva” quanto al volerne uscire fuori in fretta, ancora prima di farla.
Perchè una buona sequenza si fa con lo sguardo e la mente sempre avanti di una curva, volendo venir via da ogni curva prima ancora di averla cominciata. Questo paradosso è la regola principale della dinamicità, termine che molti tecnici usano e ripetono volentieri ma che difficilmente spiegano. Termine che gli allievi non riescono a capire e che spesso interpretano come dover andare più veloce o tenere un ritmo più intenso e muoversi tanto in piegamento e distensione. La dinamicità dell’azione dipende in gran parte dall’intenzione che si esprime nel momento dell’attacco e da come si osservano gli spazi: se attacco una curva guardando la zona di uscita con l’intenzione di uscirne in fretta riesco a dare un’impronta di dinamicità all’azione, se invece mi preoccupo semplicemente di fare presa di spigolo, di assumere una posizione e di trovare un equilibrio sicuro e definitivo rischio lasciarmi trasportare (in equilibrio ma passivamente) anziché sviluppare un’azione che mentre mi risolve la curva diventa rilancio verso la successiva … Insomma, osservando uno sciatore bisogna vedere chiaramente già dall’attacco curva una gran voglia di uscire da quella curva per andare a “sbranarne” un’altra.
Il crescendo di azione nella fase di sviluppo sarà così funzionale allo stesso tempo alla curva che stiamo facendo ed all’ingresso nella successiva. E’ come una corsa a lunghe falcate e balzata: ogni appoggio a terra (attacco) viene fatto con l’intenzione di rilanciare un nuovo passo e lo sviluppo delle pressioni sul terreno è in funzione di quanto voglio rilanciare l’azione, di dove andrò ad appoggiare il piede successivo. In questo modo si corre con un’azione plastica e potente. Senza l’intenzione di rilanciare un nuovo passo ci si addormenta su ogni appoggio… Il momento in cui si sferra l’attacco presuppone che nella fase di ingresso in curva (che va dall’inversione di spigolo alla fine del primo terzo) il corpo abbia assunto la necessaria inclinazione laterale; nello stesso tempo i piedi hanno predisposto l’inclinazione degli sci e preparandosi ad esprimere una crescente tenuta di spigolo. I muscoli degli arti inferiori ancora poco sollecitati sono pronti ad intervenire.
Inclinazione del corpo, inclinazione degli sci, muscoli pronti ad entrare in tensione sono quindi le tre premesse necessarie all’azione di attacco e sviluppo della curva. Il tempo di attacco e sviluppo deve essere breve, intenso ed efficace, una vera a propria zampata. Se osserviamo gli atleti in slalom gigante possiamo renderci conto che il tempo di curva è ridottissimo, frutto di una dinamica perfetta.
Osservando gli sciatori comuni ci rendiamo conto che quel tempo diventa enorme, con una staticità prolungata ed un piccolo scatto nel momento del cambio. In pratica l’atleta tiene lunga la fase di preparazione alla curva e sferra un’azione precisa, potente, rapida e risolutrice mentre chi è meno atleta e meno abile tecnicamente tende ad invertire i tempi.