MI FIDO DI ME
Per osare forti inclinazioni in ingresso-curva occorre la certezza di saper un attimo dopo condurla e risolverla. Un semplice esercizio a secco può darci le giuste sensazioni e la fiducia necessaria.
Sappiamo tutti che se vogliamo fare una serie di curve a velocità elevata è necessario assumere una forte inclinazione nella fase di impostazione della traiettoria (dal cambio alla fine del primo terzo di curva). Questo ci consente di predisporre in anticipo l’assetto necessario per un buon equilibrio nel secondo terzo di curva, quando le forze agiranno su di noi con intensità crescente. In questa fase saliente della curva, da un po’ prima della massima pendenza a un po’ dopo (secondo terzo di curva: attacco e sviluppo della traiettoria), l’assetto corretto ed una efficace presa di spigolo consentono di risolvere la curva con il giusto tempismo e di avviare la fase di cambio con buona fluidità. Inversione degli spigoli, nuovo ingresso in curva e nuova inclinazione che, nel caso di velocità elevata e curva «che gira», dovrà essere senz’altro «una bella piega». E qui si manifestano le paure… chi non si sente sicuro nella presa di spigolo non potrà mai osare inclinazioni al limite.
Acquisire maggiori capacità di tenuta e maggiore dinamicità nella fase più impegnativa della curva è quindi il sogno di molti sciatori. Un sogno realizzabile, perché si può fare veramente molto per migliorare questo aspetto tecnico. Sono convinto che imparando ad usare questi muscoli (che in generale mi risultano poco o niente valorizzati nel lavoro sul campo e nelle varie analisi tecniche) si possa imboccare la strada giusta per miglioramenti radicali e di conseguenza acquisire fiducia nelle proprie capacità di conduzione. La cosa non è semplicissima e rischia di essere presto abbandonata; di primo acchito, infatti, può risultare piuttosto innaturale esercitare una forza «da fuori» a «dentro il pendio », abituati come siamo a considerare come unica forza utile quella di semplice appoggio sugli sci convogliata dal bacino verso i piedi lungo l’asse degli arti inferiori (principalmente l’esterno alla curva).
Foto A | Foto B | Foto C |
Foto A-B-C
Forte inclinazione assunta in scioltezza, una sorta di compatto relax che prelude all’attacco. Il coraggio e la scioltezza espressi da ogni sciatore in questa fase di impostazione della traiettoria sono direttamente proporzonali alle abilità tecniche di presa, conduzione e dinamicità d’azione. Nel fotogramma centrale di questa sequenza si può notare come la fase di massimo carico sia resa solida e dinamica dall’azione del venir via dall’angolazione precedentemente sviluppata. L’effetto è duplice: grande tenuta e solidità dai piedi al bacino, tronco che già durante la curva anticipa la direzione di uscita dalla stessa.
Bisogna insistere, cercar di capire il tipo di impulso e la dinamica che ne deriva su tutto l’insieme, fino ad acquisire una facilità di comando degli adduttori e abduttori tale da poterla sfruttare come elemento determinante e prevalente, come automatismo durante la fase che va dall’attacco curva fino al totale svincolo, cioè a fine curva. L’estate scorsa abbiamo sperimentato un semplice esercizio a secco che dà risultati eccezionali in termini di percezione dell’effetto di taglio, della solidità laterale delle caviglie e presa di spigolo, di uso degli adduttori e abduttori. Il tutto aggregato in un gesto che fa comprendere la dinamicità dell’azione.
Basta avere una sedia, sedersi «di sbieco» e con i piedi in presa di spigolo come se fossimo in angolazione in una curva sugli sci; cercare poi di alzarsi senza l’appoggio delle mani e mantenendo i piedi saldamente in presa di spigolo. Le foto in sequenza ci aiutano a comprenderne le modalità. La prima cosa che si capisce provando questo esercizio è che se le spalle non si portano «sui piedi» per mezzo di una flessione laterale e avanti del busto è impossibile alzarsi dalla sedia. Questa prima e chiarissima percezione è fondamentale, perché convince da subito dell’inutilità di estensioni verticali del busto e della necessità di avanzare le spalle per poter venir via da un’angolazione ed avviarsi verso la nuova curva in centralità.
Altra percezione importante: nel rialzarsi ci si rende conto che è proprio la dinamica di quell’azione a produrre un carico crescente sul piano di appoggio e che per «tirarsi su» mantenendo i piedi di spigolo e tagliare il terreno serve una intensa e contemporanea azione piedi-caviglie- adduttori-abduttori. Durante l’azione del rialzarsi è indispensabile fissare nella mente questa sensazione di carico crescente ed estrema, intensa efficacia della presa di spigolo. Sugli sci sarà la sensazione «chiave». È importante quindi concentrarsi sull’intensità dell’’impegno muscolare a livello di piedi- caviglie-adduttori-abduttori e sulla sensazione di un equilibrio dinamico che ci consente di passare dall’angolazione di una curva a quella della curva successiva attraverso una fase di impegno crescente che avvicinandosi al picco si trasforma in crescente facilità e scioltezza nel cambio. Le spalle sono sui piedi e la dinamica dell’azione ci consente infatti di continuare a proiettarle in avanti nella nuova curva in perfetta centralità.
Foto 1 | Foto 2 | Foto 3 |
Foto 1-2-3
1_Cominciamo con l’alzarci verso l’avanti
2_Percepiamo il necessario avanzamento delle spalle e la presa di consistenza dell’appoggio sui piedi
3_Percepiamo l’ulteriore avanzamento delle spalle per adeguare l’inclinazione del corpo alla pendenza del terreno
Foto 4 | Foto 5 | Foto 6 |
Foto 4-5-6
4_Proviamo ora ad alzarci lateralmente, partendo da seduti «di sbieco» con i piedi in presa di spigolo come in una curva verso destra
5_Percepiamo subito lo spostamento laterale ed in avanti delle spalle, verso la verticale dei piedi, la solidità di piedi-caviglie-adduttori arto esterno-abduttori arto interno e l’inizio del un crescendo di carico
6_Percepiamo la sensazione di passaggio da una fase muscolarmente impegnativa ad una di cambio in relax ed in perfetta centralità
Foto 7 | Foto 8 | Foto 9 |
Foto 7-8-9
7_Proviamo ora su una pendenza ad alzarci lateralmente per annullare un’angolazione ed avviarci verso una nuova ipotetica curva
8_Percepiamo chiaramente lo spostamento laterale-avanti delle spalle, l’effetto di presa e taglio dato da piedi-caviglie-adduttori-abduttori, il carico crescente
9_Percepiamo l’effetto di azzeramento della vecchia angolazione che diventa ribaltamento verso la nuova curva e la nuova angolazione, in centralità e proiezione
Tutto questo può portarci a delle conclusioni importanti: la prima è che il carico più efficace per «tagliare» e «tenere» ci è dato dal venir via dalla curva e non dall’accanirsi a «schiacciare » sui piedi o col bacino; la seconda è che questa azione, se ben coordinata, ci mette quasi totalmente al riparo da improvvise perdite di aderenza. Di qui il risultato più importante: dopo le prime incertezze, un rapido e radicale miglioramento delle nostre capacità che ci darà grande fiducia in noi stessi e un motivo in più per trovare il coraggio ed osare inclinazioni estreme nella fase iniziale della curva. Non tanto per il semplice gusto di assumere grandi inclinazioni, ma proprio perché senza quelle non è possibile elevare la nostra soglia di rendimento. Le soddisfazioni sono subito palpabili, il gusto delle centrifughe e di una presa viva ed efficace moltiplicati all’ennesima potenza. Partendo da questo tipo di approccio potremmo provare a sintetizzare dicendo che una bella curva di arco medioampio, in velocità, potrà svilupparsi con estrema dinamicità se sapremo sviluppare con coraggio ed in scioltezza un’inclinazione che diventi massimale tra il punto di attacco e la massima pendenza (tra un terzo e metà curva), sferrando l’attacco con l’intenzione di ri-tirarsi su da quell’inclinazione e da quella curva come a volerci alzare lateralmente da una sedia che per l’occasione potremmo immaginare trasformarsi in una stufa.
Chi vuole ci resti pure seduto sopra, staticamente, chi non vuole scottarsi le «chiappette» ora sa come fare.