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Più Interno, Meno Esterno

PIU’ INTERNO, MENO ESTERNO

Non stiamo parlando di carichi, ma della necessità di una maggiore mobilità del piede interno alla curva nella ricerca dello spigolo, evitando che resti il piede pigro, piatto e passivo con quella odiosa sforbiciata dello sci interno .

Quando si riguardano le immagini al video accade spesso di rimanere delusi: ci si era sentiti bene in equilibrio sullo sci esterno, con buona stabilità e apparente buona conduzione… ma le immagini evidenziano ancora una volta quel brutto «ginocchietto a X» e quella odiosa sforbiciata dello sci interno. È sicuramente questa una caratteristica comune a moltissimi sciatori che si manifesta in molte occasioni, a volte anche in sciatori di ottimo livello. Per molti è una «malattia cronica» dalla quale sembra difficile uscire… In genere è la conseguenza di una eccessiva controrotazione del bacino in ingresso curva che porta a rimanere totalmente passivi con il piede interno nella ricerca dello spigolo, lo sci interno rimane piatto, con la coda ballerina e la punta che aggancia quel pochino che basta a farla divergere in sovrasterzo, davvero odioso, da vedere e da sentirsi addosso. Quando poi si è convinti di averlo evitato e il video impietoso ci riporta alla realtà, subentra una certa depressione, ma…

Niente paura! La cosa è più semplice di quanto non possa sembrare.

Foto 1 Foto 2 Foto 3

Foto 1 e 2: Futuro Interno
Mentre il piede esterno è in pieno carico deve già partire l’intenzione di ribaltarlo e cambiare spigolo per diventare da subito «interno attivo» nella curva successiva.

Foto 3: Movimento da Imparare
L’inclinazione laterale della caviglia interna alla curva e l’enfatizzare l’inclinazione della linea dei metatarsi consentono di sviluppare notevoli forze sinergiche piede-scarpone. Sono i movimenti da imparare per rendere attivo il piede interno alla curva e conferire alla presa di spigolo dei due sci e a tutto il corpo la massima solidità e compattezza.

C’è però il rischio di girare intorno al problema per tanto tempo senza risolverlo se non lo si affronta alla radice. Dov’è la radice? Da dove si deve partire? Sicuramente non dal concentrarsi sul bacino che controruota troppo, dimentichiamo il bacino e focaliziamoci esclusivamente sul piede e sulla caviglia interni alla curva. Se quel piede rimane piatto dobbiamo imparare a inclinarlo e registrare bene la sensazione che si ha a livello della caviglia nel metterlo di spigolo. Di qui non si scappa e attenti a non cadere in un equivoco molto comune: inclinare lateralmente il piede interno e mettere più di spigolo lo sci interno non significa assolutamente dargli carico. Significa instaurare la capacità di un movimento d’inclinazione del piede interno anche completamente scarico. Quindi è unicamente un problema di mobilità laterale della caviglia affinché il piede interno esegua un movimento di «supinazione», cioè riesca anche lui «a far vedere la soletta» a un osservatore posto all’esterno della curva.

Una prima idea molto pratica per ottenere questo in modo spontaneo è quella di entrare in curva con la ferma intenzione di arrivare al passaggio sulla massima pendenza con lo sci interno molto inclinato. È un primo passo. Va fatto concentrando l’attenzione in modo mirato sul piede, facendo sì che sia proprio «lui», dentro lo scarpone, a cercare questa inclinazione. La più immediata e positiva sensazione è che si sentono gli sci impostare lo spigolo e girare molto più prontamente, contemporaneamente e con un successivo migliore incremento dell’inclinazione nello fase di sviluppo della curva (il secondo terzo di curva, che va da un po’ prima a un po’ dopo la massima pendenza). Questo porta a una deformazione maggiore e progressiva, il che significa risolvere la curva con più facilità, rapidità, in minore spazio. È importante percepire quanto il movimento d’inclinazione dello sci interno debba partire dalla caviglia (il malleolo esterno deve cercare di avvicinarsi al terreno).

È altrettanto importante attuare e percepire la ricerca di forte inclinazione della linea che unisce i 5 metatarsi a livello dell’articolazione con le dita del piede. L’articolazione 1° metatarso-alluce deve venire su distanziandosi sempre più dal terreno e determinando la forte inclinazione dell’intera linea. Nel movimento sopra descritto sta il segreto della riuscita. Possiamo prendere confidenza e allenare questo movimento comodamente in ufficio. Approfittiamone perchè è un’occasione unica per automatizzare un movimento che sugli sci si rivelerà di un’utilità straordinaria. In una giornata possiamo farlo centinaia di volte immaginandoci con gli sci ai piedi a voler curvare a destra e a sinistra, badando bene a utilizzare i piedi nel modo giusto.

Foto 4 Foto 5

Foto 4: La Sicurezza-Taglio-Direzione
Un corretto lavoro del piede interno dà sicurezza nella presa fin dall’ingresso in curva e consente di sviluppare la traiettoria a taglio, senza sovrasterzare e con la possibilità di gestire l’uscita curva alla massima velocità.

Foto 5: Corto Raggio
Soprattutto nel corto raggio diventa estremamente importante essere pronti a ribaltare il piede esterno carico verso la nuova presa di spigolo per dare rapidità al cambio e sollecitare il corpo ad entrare in curva con la massima centralità .

Immaginiamo a esempio di curvare verso destra: incliniamo lateralmente i due piedi come a voler prendere di spigolo in una curva verso destra, senza orientarli a destra, mantenendoli orientati dritti in avanti, ci siamo? Riappoggiamoli piatti sul pavimento e riproviamo a inclinarli percependo lo spostamento laterale delle caviglie e l’inclinazione della linea dei metatarsi, ci siamo? Proviamo a esasperare l’inclinazione del piede destro tenendolo appena-appena sollevato dal pavimento e ci renderemo conto che la punta del piede tende ad andare a sinistra, a convergere verso la punta del piede sinistro, ci siamo? Ora con il piede destro (che è interno alla curva a destra), inclinato al massimo e leggermente appoggiato al pavimento, proviamo a tagliare-segare il pavimento, registrando bene nella nostra testa lo sforzo del piede-caviglia nel fare questa azione in direzione della punta del piede sinistro. Possiamo provare veramente tante volte fino a prendere confidenza assoluta con questo movimento, assetto e direzione del piede interno alla curva.

Sarebbe utile provarlo a secco anche con gli scarponi ai piedi (magari non in ufficio) per sentire come il piede lavora dentro lo scarpone, creando delle forze di contrasto con le pareti interne dello stesso fino a creare un blocco piede-scarpa che porterà ad una assoluta solidità nella presa di spigolo di entrambi gli sci. La solidità derivante da questo lavoro del piede interno alla curva, che di per sé non richiede un sforzo intenso ma semplicemente una modalità di movimento esatta, sarà qualcosa di sorprendente! E non solo solidità a livello degli spigoli ma a livello di tutte le sei articolazioni, le due caviglie, le due ginocchia e le due anche. Questo perchè i lavori del piede interno alla ricerca dell’inclinazione e della convergenza verso la punta del piede esterno, il contrasto con le pareti dello scarpone e il tenere un concreto ma leggero contatto col terreno, attiveranno la giusta muscolatura degli arti inferiori e la stabilizzazione del bacino-tronco, oltre a indurre la giusta inclinazione dello sci esterno con la presa in carico dell’opposizione alle forze agenti in curva.

Foto 6 Foto 7

Foto 6 e 7: Interno Attivo
Le due foto evidenziano la ricerca di inclinazione con il piede interno alla curva, l’effetto sulla deformazione e l’impostazione della direzione con il corpo compatto.

Importantissimo, dopo aver capito e sperimentato, anticipare mentalmente l’esecuzione di questa azione del piede interno.

Anticipare tanto: mentre si è in curva con lo sci esterno intensamente sotto carico, immaginarlo come futuro sci interno e quindi immaginarne il ribaltamento alla ricerca di quello che sarà il nuovo spigolo, passando da un ruolo di sci esterno in massima inclinazione e carico in «questa» curva a un ruolo di sci interno con molta inclinazione sul nuovo spigolo e con leggera e concreta azione di taglio. Il ginocchio interno lavorerà il giusto e la tibia interna sarà parallela all’esterna, le anche staranno naturalmente «sopra» ai piedi e senza controrotazioni o rotazioni eccessive, solide e compatte. Miracolo? No! Solo un piccolo, esatto, quanto spesso sconosciuto movimento del piede interno alla curva.

Chicca: provate a immaginare d’incidere finemente da inizio a fine curva con il piede interno una pellicola posta sul terreno, senza incidere il terreno sottostante.

1 commento su “Più Interno, Meno Esterno”

  1. Porca miseria, domani provo. Dopo aver analizzato un mio video con attenzione (finalmente son riuscito a farmi riprendere da qualcuno!), mi sono accorto che faccio ESATTAMENTE questo errore: lo sci interno non è inclinato quanto l’esterno, le tibie non sono parallele ma sono a “V rovesciata”, lo sci interno in effetti sovrasterza quando esco dalla curva, costringendomi a “riunirlo” al vecchio esterno prima di cominciare la curva successiva. In questo momento ho gli scarponi ai piedi, ho provato il movimento ed ho capito la sensazione che domani mattina dovrò provare nelle curve. Vi farò sapere come è andata 🙂

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