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Puntare, mirare, … fuoco! Curva ed angolazione nello sci.

PUNTARE, MIRARE… FUOCO!

Cambio, attacco-curva, incremento dell’angolazione con espressione crescente di potenza e controllo della traiettoria. Tre momenti fondamentali condizionati dalla nostra capacità di riconoscere (e impostare) la linea ideale

Oggi vediamo la curva nel suo insieme, con sequenze di quattro foto per ognuno dei quattro atleti. Noteremo ancora una volta, pur a livelli tecnici diversi, come sia premiante la scelta di una buona linea di ingresso in curva; l’aver «preso spazio» in entrata consente di incrementare l’angolazione con gradualità e con potenza crescente dal punto di attacco curva al passaggio sul palo. Ciò permette a tutti i livelli di sfruttare al meglio la tecnica personale e le proprie capacità atletiche, risolvendo la curva nel piu breve spazio possibile.

Foto 1 Foto 2 Foto 3 Foto 4

Foto 1-2-3-4
Linea sufficientemente alta e aperta la linea per l’ingresso in curva. L’attacco curva è seguito da un efficace incremento dell’angolazione e la lieve tendenza a perdere l’esterno viene risolta con un buon appoggio sulla sponda. La curva è risolta brillantemente e poco dopo il palo l’atleta può subito togliere angolazione e scappare verso la curva successiva.

Nelle foto 1-2-3-4 vediamo una fase di cambio in cui l’atleta riesce ad evitare un’inversione troppo rapida e a proseguire verso una linea sufficientemente alta, con una notevole velocità di avanzamento; si avvicina al punto di attacco senza la fretta di voler chiudere, sentendo entrare in gioco gradualmente le forze. Il terzo fotogramma, nel momento immediatamente successivo al punto di attacco evidenzia, rispetto al precedente, l’aumento di angolazione che l’atleta riesce ad attuare ancora in pregevole, massimo relax; ciò gli consente di esprimere tutta la potenza da quel punto in poi in rapido crescendo e di risolvere la curva in brevissimo spazio.

Appena passato il palo può diminuire l’angolazione e proiettarsi verso la curva successiva.

Foto 5 Foto 6 Foto 7 Foto 8

Foto 5-6-7-8
Il cambio è eseguito in modo più passivo e con un certo arretramento che accelera troppo l’inversione determinando una linea molto diretta sul palo. Non avendo spazio l’atleta «schiaccia» l’angolazione e subisce l’impatto interrompendo l’azione; è costretto a riprendere gli spigoli ormai fuori dalla linea ideale, in ritardo per l’inizio della nuova curva.

L’atleta nei fotogrammi 5-6-7-8 ha un cambio più arretrato (bacino sui talloni) e tende da subito a puntare verso il palo; nell’approssimarsi al punto di attacco, l’angolazione è eccessiva e un po’ arretrata, la linea più bassa rispetto all’atleta precedente. Il palo è un ostacolo allo sviluppo dell’azione, dovrebbe essere un metro più giù… La reazione dello sciatore ovviamente è di accelerare l’incremento dell’angolazione e di forzare il movimento con il bacino; il risultato è la mancanza di gradualità e di presenza sul piede oltre al dover subire il forte impatto con il palo. Inevitabile un’uscita «lunga» e la necessità di forzare ancora sugli spigoli.

Vediamo ora lo stesso problema, ma ad un livello tecnico diverso.

Foto 9 Foto 10 Foto 11 Foto 12

Foto 9-10-11-12
L’eccesso di foga e i grandi movimenti verticali possono portare ad errori sia sul piano tattico che tecnico. L’arretramento ad inizio curva e la troppa fretta di andare verso il palo implicano una lunga attesa a sci piatti e sono la premessa ad agolazioni repentine e passive.

Nel primo fotogramma della serie 9-10-11-12 è evidente l’eccessiva verticalizzazione del movimento in fase di cambio con un forte arretramento delle spalle ed una torsione del busto verso la porta. La limitata velocità di avanzamento, unita all’arretramento e alla forte intenzione di andare verso il palo anzichè prendere più anticipo, costringe ad aspettare-aspettare-aspettare con gli sci piatti e «intraversati».

Ma in questo caso non basta, tant’è vero che l’angolazione è eseguita in modo passivo e solo con il bacino, mantenendo gli sci completamente piatti per non andare ad inforcare. L’impatto con il palo è decisamente destabilizzante, come si può constatare dall’ultimo fotogramma.

Foto 13 Foto 14 Foto 15 Foto 16

Foto 13-14-15-16
Assetto «raccolto» in fase di cambio, senza grandi movimenti, per questo atleta che mantenendosi centrale in durante l’inversione riesce ad avanzare e prendere lo spazio necessario per chiudere la curva in modo corretto, utilizzando al meglio i propri mezzi tecnici.

Più prudente (e più efficace con meno sforzo) è lo sciatore delle foto 13-14- 15-16 che ai grandi movimenti preferisce un assetto piuttosto costante. Cerca di mantenere le spalle avanzate in fase di cambio, giustamente non velocizza l’inversione e prosegue controllando una derapata «strategica» fino ad avere lo spazio necessario per chiudere la curva dando maggiore efficacia alla presa di spigolo nel passaggio sul palo.

Ha amministrato con saggezza le proprie potenzialità tecniche.

Da queste analisi emerge ancora una volta chiaramente come l’aspetto tattico condizioni enormemente l’esecuzione della curva. È importante tenerne presente l’importanza durante gli allenamenti, dando priorità a questo elemento rispetto al perfezionamento tecnico che sarà tanto più efficace quanto più avremo imparato ad individuare le linee ottimali e a gestire l’emozione a favore di una maggiore lucidità nella gestione della nostra azione.

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